Antefatto (alle Polaroid) e Intermezzo (alle Polaroid), 2009
Anna Lisa Ghirardi
Antefatto (alle Polaroid) presentazione alla mostra
Salò, 11 marzo 2009
Cara Camilla,
alla notizia che la tua prossima mostra sarà dedicata alle Polaroid, ho iniziato a riflettere sul potere suggestivo di tale ricordo, sì ricordo, perché di questo si tratta. Oramai la fotografia ha cambiato linguaggio, colore, dimensioni, è divenuta riproducibile e facilmente modificabile. Quando un’immagine non piace, basta non far altro che cancellarla o modificarla e la realtà assume nuove forme. Diversamente, tutti ci ricordiamo che strappare una Polaroid non era certo un gesto consueto e costituiva un atto ben ponderato, quasi rappresentasse una violazione, non so bene se più della nostra immagine o dell’economia domestica (del resto allora erano altri tempi: non si era ancora raggiunto l’apice del consumismo; solo una manciata di anni dopo ci siamo visti sommersi da merendine Mulino Bianco, griffe su giubbotti e jeans … e abbiamo abbandonato la vecchia “scatoletta” fotografica per metterci all’opera con una reflex con rullino da 24 o 36 scatti). Ora le immagini digitali costituiscono un ulteriore capitolo. Queste però, a dire il vero, spesso mi appaiono meno reali rispetto alle immagini che prendevano magicamente forma sotto i nostri occhi con la Polaroid, forse perché intrinsecamente legate al mondo virtuale e perché più numerosi sono gli scatti inglobati nello schermo, che quelli materializzati sulla superficie cartacea. […]
[…] Decidi così di regalarci la tua meditazione, i tuoi molteplici scatti, il cui numero, a dire il vero, rivela la proiezione dell’evento nell’attuale epoca digitale. E nel tuo studio man mano si sovrappongono istantanee, sulle quali s’impressionano i tuoi potenti segni, quasi tu stessa rivivessi il rituale attraverso il fare, in immagini che si fanno memoria di un percorso da te già attraversato. Ripercorri il tuo iter artistico e umano, come del resto già hai iniziato a fare in Diario grafico e in Taccuino, se non fosse che qui esci dal tuo fatto privato, per portare anche noi nella storia …[…]
Anna Lisa Ghirardi
Intermezzo (alle Polaroid) presentazione alla mostra
“ […]Tutta la mia infanzia
è sulle tue ginocchia
spaventata di perderti
e perdutamente
felice di averti.[…]” Memorie, Pier Paolo Pasolini
Non potevano restare isolate, appese al soffitto le Polaroid di Camilla Rossi, come un lavoro ultimato, terminato; l’Antefatto è stato solo un passo, il primo, che si è compiuto per addentrarsi ben più oltre. Un intenso lavoro che Camilla ha composto per giorni, bloccando nelle istantanee le sue grafie, le sue emozioni, mentre sui fogli cartacei il linguaggio si iterava e nel contempo modificava di continuo. […]
[…] Ogni sua Polaroid ha raccolto in sé un’immagine, una sensazione. Chi ama l’arte si ciba di energia altrui e la Rossi ne offre in abbondanza.
Questo Intermezzo costituisce infatti un’ulteriore tappa, ancor più densa e ricca. Se l’Antefatto corrispondeva virtualmente al momento dello scatto e al subitaneo apparire dell’immagine, l’Intermezzo unisce il momento della realizzazione a quello della raccolta e della meditazione. L’Artista realizza dunque nuove creazioni, in dimensioni Polaroid, che si aggiungono a quelle precedenti: opere grafiche, fotografie di suoi lavori, ma anche ritagli di vecchie opere, in una sorta di raccolta creata con il fine di rivivere e custodire le esperienze, le emozioni.
I suoi album si trasformano pertanto in scrigni della meditazione, della memoria, veri e propri libri d’artista, luoghi di ricerca. Alle immagini si uniscono le parole, i suoni, in un sistema linguistico che è fortemente ancorato al vissuto umano e artistico della Rossi. Le Polaroid perdono la loro forma, le loro dimensioni, per essere inglobate in uno spazio che è quello interiore, le immagini ritagliate si allargano sulla pagina fondendosi con altri segni, colori, scritture. È uno spazio fatto di sovrapposizioni, di pieni e di vuoti. […]
[…] I suoi album sono luoghi attraversati da segni, immagini, oltreché da parole e ritmi. In essi affiorano versi di grandi poeti – Thomas Stearns Eliot, Federico Garcia Lorca, Pier Paolo Pasolini- e cantautori – Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori-, che hanno segnato la sua vita, tanto da appartenerle. Scorrono come nell’alveo di in fiume e rimbombano come il suono di un’eco. Parlano di sentimenti, passione, dolore, desolazione, malinconia… parlano della vita.
Intermezzo (alle Polaroid) appartiene ai cicli pittorici più intimi, come Diario grafico e Taccuino, non a caso qui l’Artista abbandona i grandi formati, le superfici “pubbliche”, quali la tela o le grandi carte, per farci sfogliare le sue pagine.
La sua opera è energia, veemenza, impeto, ma anche intimismo e poesia, perché la Rossi non vuole attraversare le esperienze solo in punta di piedi, ma viverle intensamente e, consapevole della finitezza del tutto, sottrarle, attraverso la sua arte,al fluire del tempo.
Antefatto e Intermezzo (Alle Polaroid), 2009, in due sedi, a cura di Anna Lisa Ghirardi